Qualche giorno a Budapest

Il succedere di una bella cosa deve essere sempre in parte macchiato da qualche altro avvenimento…quindi dopo settimane di carenza di snowboard (mea culpa), la partenza per un viaggio molto low cost prenotato da un mese, è stata accompagnata d…

Il succedere di una bella cosa deve essere sempre in parte macchiato da qualche altro avvenimento…quindi dopo settimane di carenza di snowboard (mea culpa), la partenza per un viaggio molto low cost prenotato da un mese, è stata accompagnata dall’arrivo della neve…e che ci volete fare. Parto con Carlotta di giovedi direzione Budapest, una città che sulla carta mi affascinava da tempo e che effettivamente non ha tradito le aspettative. Il volo è da Firenze e dopo qualche sbattimento all’imbarco (vengo controllato insieme alla mia borsa causa faccia e possesso macchina fotografica con teleobiettivo, poi mi accorgo, dopo il volo, di avere nella tasca interna dello zaino un cacciavite….mah) riusciamo a prendere il volo.
La velocità di crociera è di 933 km/h e la temperatura esterna a 11.3300 mt s.l.m. è di -60°C…sticazzi se penso che a volte sentiamo freddo al Cimone con -10°. Il volo dura 1h e 30 e scorre in un baleno. Sorvolando l’Ungheria vengo colpito dalla pianura che contraddistingue il territorio, ricoperto dalle più varie tonalità di verde. Atterriamo e con il taxi (19 euro 40 minuti di tragitto – tanto per fare un paragone la navetta Sita stazione Smn – aeroporto costa 4.50 euro) raggiungiamo l’albergo in centro, di nuova costruzione e caratterizzato dallo sviluppo in verticale dell’edificio. Bello lo stile semplice con cui è arredato, l’utilizzo di parquet neutro e grezzo che ancora emana l’odore del legno al naturale. Questa la hall.
Subito mi accorgo che Budapest vale quello che avevo letto. Vengo colpito dalla fusione di fascino orientale e romanticismo liberty che pervadono una città dove convivono armoniosamente le tradizioni di uno stato millenario con le influenze culturali giunte da ogni angolo d’Europa. Il tocco orientale oltre che sulle facciate di alcuni edifici lo si ritrova soprattutto nella cucina, dove la fa da padrona la paprika, spezia portata dai Turchi in Ungheria, forse originaria delle Indie orientali e che secondo me dà il suo meglio nella versione piccante "csmege".
Cosa ci colpisce è l’efficienza ed il basso costo dei mezzi di trasporto (esistono tre linee di metro, bus, filobus e tram su rotaia) in quanto con una carta da circa 20 euro possiamo utilizzare liberamente i mezzi ed usufruire di sconti all’accesso di ristoranti, negozi e musei…molti, anche quello "delle arti" dove, a ns. insaputa e per ns. gioia, è in corso la mostra di uno che della pittura ne sapeva qualcosa: Van Gogh.

Se al Cimone nevica…a Budapest piove, ma questo fattore non ci ferma. Bagnati giriamo in lungo ed in largo facendo tappa oltre che sui ponti del lungo Danubio anche al mercato coperto dove mangiamo pizza di ghisa con cetrioli jumbo in agrodolce sapientemente serviti "con le mani" dalla signora che aveva appena fatto il resto in fiorini ungheresi (in sigla HUF) al cliente prima di noi. Ti accorgi che in questo mercato è così, o ti immedesimi o salti i pasti. Oltre alle decine di tipi di tuberi sapientemente esposti sui banchi, gli ungheresi sono maestri specialisti nel lardo e nella salamoia: ci sono  vetrine piene di chili di grasso e sottaceti che cromaticamente sono un vero effetto…peccato vengo beccato da una guardia giurata che, con garbo, mi invita a non fare più foto. Queste, quindi, valgono quanto quelle incriminate per lo scandalo vallettopoli.
Lardo piccante

                                                                                                          In salamoia agrodolce

Peccato che a Budapest, la città più pulita che abbia mai visitato (non c’è una carta per terra, un bagno sporco, un marciapiede invaso dai regali di amici a 4 zampe) sia ancora permesso fumare nei locali e ristoranti. Venerdì sera siamo stati ospiti di un ristorante tipico locale che cucina carpa del lago Balaton e gulasch ed oltre il nostro tavolo era in corso una cena di "picciotti" come sul set de "il Padrino" : ovvia la presenza di sigarette a rotazione che hanno riportato i nostri vestiti ai tempi della domenica pomeriggio in discoteca ma che al contempo servivano a rendere ancora più inquietante le facce dei soggetti seduti al tavolo.
La notte la città affascina quanto di giorno ed il tempo sembra non bastare mai neanche dopo il tramonto. I palazzi si esprimono nella loro imponenza, ma mai si affacciano pesanti ed opprimenti sulla strada.

Il sabato mattina-primo pomeriggio alle terme Széchenyi all’aperto è da ricordo. Ci sono anziani che giocano a scacchi a bordo vasca, percorsi idromassaggio ed acqua a 38°. Ingresso con cabina: 9 euro…uguale in Italia 🙂
Proviamo poi a raggiungere il tropicarium, ma chiude troppo presto; torniamo allora indietro con la metro fino ad arrivare al luna park più antico d’Europa: all’ingresso, però le luci delle attrazioni si spengono davanti ai nostri occhi accompagnati dal suono della tromba che intona la buonanotte dei militari. Tristi, capiamo che 4 miseri giorni sono insufficienti per una città piena di cose come questa.
Ceniamo in un ristorante titpico aspettando invano un balletto zingaro che non c’è, ammaliati però dal suono flebile di un violino che, l’orecchio fino di mia mamma a telefono definisce zigano. I dolci ungheresi consigliati dal cameriere fanno cacare, al contrario di quelli mangiati il giorno prima nella pasticceria Gerbeaud dove abbiamo preso un caffè un pò più italiano e ci siamo catturati con autoscatto.
Il tempo passa camminando. E la sera…il crollo. Le 8 ore di sonno non sono mai state così apprezzate. Fungono da ricarica per il giorno dopo associate alla colazione dove si apprezza in particolare una torta salata-frittata che spicca per la delicatezza come del resto tutta la cucina ungherese che mi ha stupito davvero per leggerezza e importanza dei sapori.
Gli ungheresi sono educati, gentili, silenziosi. In metropolitana, seppur affollata, non ci sono rumori oltre a quelli delle rotaie. Non sempre parlano inglese, non sempre riescono ad orientarsi nella loro città e sono risolutivi in caso di necessità di informazioni…ma ce ci volete fare, magari ho solo sbagliato persona 🙂
Sono rientrato dopo quattro giorni di risate, starnuti
per l’umidità e gioia per essere partito. Lore, Bobo, Alle, Mist, la Deb, Samu e Jack hanno fatto snow questo week. Io ho passato del tempo con qualcuno di importante in una città dove so che tornerò, dove consiglio di andare prima che arrivino l’euro e gli italiani con la maglietta con scritto Italia. Sono felice che il prossimo fine settimana tornerò in montagna con i miei amici, perchè soprattutto nei momenti in cui qualcuno è lontano arrivi a sentire che ti manca ed in questo week-end questo è accaduto quando, passando in Liszt Ferenc Tér, magari solo per mia associazione onomatopeica, ho visto che anche in Ungheria conoscono la Ribollita…tanto da intitolargli un locale 🙂

Un grazie particolare va a:
-colei con la quale ho visto, ascoltato e sentito luoghi, suoni e profumi;
-colui che mi ha procurato il viaggio;
-ai miei amici che in snow staranno diventando dei pro.